Andalo - storia e curiosità:IL MASO FOVO
Il Maso Fovo ha sempre avuto una valenza molto significativa, costituendo il primo punto di ritrovo per le riunioni popolari del paese. Nel 1623, infatti, fu redatta la “Carta di Regola”, il primo documento contenente le ordinanze e le consuetudini di Andalo.
Da quel momento, sotto un grande faggio qui presente (che diede il nome al maso, “faggio”= “fou” in dialetto), gli Anderlesi si riunirono in assemblea tre volte l'anno. Questo luogo, oggi riprodotto con uno spiazzo circolare e con la sistemazione di un faggio al centro, costituì la fase embrionale del municipio, costruito duecento anni dopo acquistando una casa nelle vicinanze.
Al Maso Fovo, poi, fu costruita nel 1780 la Chiesa Vecchia di San Vito, in sostituzione alla chiesetta quattrocentesca del Maso Doss, ritenuta da molti troppo distante dalle case a sud del paese.
Vennero realizzati un campanile e un cimitero, dove nel 1869 vennero traslate le ossa dal vecchio cimitero al Doss. Della antica chiesetta fu riutilizzato il portale principale, posto al di sopra dell'entrata settentrionale.
La fotografia rappresenta la porta minore (porta degli uomini) della chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia che era la porta maggiore della vecchia chiesa al "Doss" come riportato dalla data 1536 presente sull'architrave.
Molto importante fu la figura di Don Faustino Tenaglia a cui è dedicata la via che dalla piazza porta alla Chiesa, ad Andalo dal 1902 al 1954, che fece rifare le sette vetrate policrome e che arricchì la chiesa con i lampadari di Murano. Sotto la sua giurisdizione, nel 1928, fu rifatto il campanile, che venne rialzato e dotato di un orologio a quattro quadranti nonché di nuove campane, poiché quelle originarie erano state confiscate dagli Austriaci e fuse per fare armi durante la prima guerra mondiale (si è fortunosamente conservata la campana più antica, del 1536). La chiesa di San Vito, dunque, crebbe gradualmente, grazie soprattutto alle donazioni dei fedeli e perfino degli Anderlesi emigrati in America.
Con l'avvento del turismo negli anni '60, però, si avvertì il bisogno di una chiesa ancora più ampia, in grado di ospitare i grandi flussi di gente in estate e in inverno. Per questo i progettisti bresciani Francesco e Giuseppe Rovetta si adoperarono nell'edificazione della Chiesa Nuova, con la sua caratteristica forma a tenda, simbolo della “tenda del convegno di Mosè”.